DIECI
Lorenzo era piegato sulle ginocchia e guardava da pochi centimetri di distanza la serratura della porta di Donato, mentre Francesco teneva in mano la torcia elettrica.
«Sai che non ho capito cosa stai cercando?»
«Aspetta...»
Si alzò in piedi, frugò nella tasca posteriore dei jeans e tirò fuori un fazzoletto di cotone bianco.
«Illumina la serratura il più possibile».
«Meglio di così...»
«Avvicinala ancora un po'».
Lorenzo si fermò ad osservare un punto del tamburo e poi ci passò intorno il fazzoletto, delicatamente. Quando lo mise sotto la torcia notò che in controluce si vedeva una specie di alone grigio.
«Guarda».
«Be'? E' polvere...»
«Non solo. Guarda meglio. Vedi questi granelli più scuri? E' limatura di ferro».
«E quindi?»
«E quindi qualcuno ha aperto la porta con un grimaldello».
«Sicuro?»
«Probabile. Anche perché questo spiegherebbe tutto».
«Aspetta, aspetta. Se qualcuno avesse forzato la serratura Donato l'avrebbe trovata danneggiata e se ne sarebbe accorto, o sbaglio?»
«Sbagli. La serratura non è stata scassinata. E' stata aperta. Si chiama lockpicking, lo so perché avevo un amico che lo praticava».
«Begli amici hai...»
«Ma che hai capito? Lo faceva a livello amatoriale, a casa sua, su serrature comprate apposta...»
«Ah. La gente non ha proprio niente da fare, eh?»
«Se diventi abbastanza bravo riesci ad aprire una serratura senza romperla, e quindi puoi richiuderla tranquillamente. L'unica cosa che non puoi fare è dare le mandate».
«Ok, diciamo che ti seguo. Però perché la polizia non se ne sarebbe accorta?»
«Perché non ha cercato. E non ha cercato perché tuo fratello non ha detto a nessuno di aver trovato la porta senza le mandate che gli pareva di aver dato. Ricordi? Lo ha detto a te mentre apriva...»
«...e poi se n’è dimenticato».
«Ancora scettico?»
«No. E' andata come dicevi tu».
«Qualcuno è entrato a casa di tuo fratello e ha messo il rasoio sporco di sangue nel suo armadio. Poi ha chiamato la polizia e lo ha denunciato».
«Bene. E adesso che si fa?»
«Non ne ho idea».
Nel buio del prato si vedeva solo la luce intermittente che veniva fuori dal led del cellulare appoggiato sull'erba.
Renato era là accanto, sdraiato per terra, imbavagliato e legato stretto mani e piedi. Pareva stranamente tranquillo, come se fosse rassegnato a qualcosa di ineluttabile e tremendo.
Era bastato aspettare che gli scappasse la pipì, cosa che non tarda a succedere quando uno beve qualche birra in più, e sperare che preferisse farsi una passeggiata nei campi piuttosto che entrare in quello schifo di bagni chimici: un colpo in testa forte abbastanza da fargli perdere i sensi, poi le manette e poi una cinquantina di metri di trascinamento, oltre i cespugli, dove nessuno avrebbe potuto vederli.
La figura incappucciata aprì la valigetta, tirò fuori la siringa, si girò verso Renato.
Lui fece segno di no con la testa ma fu un gesto poco convinto, come quello di chi sa che la sua sorte è segnata e non c'è più niente da fare. Non provò neanche a gridare: con la musica punk a tutto volume che veniva fuori dal centro sociale non l'avrebbe sentito nessuno anche se avesse potuto farlo con la bocca spalancata.
La figura incappucciata gli puntò la siringa sul collo e spinse. Sentì l'ago che trapassava la trachea con un rumore secco. Poi premette lo stantuffo e il liquido giallo entrò.
Renato emise un suono roco e aspirato, mentre la gola gli si gonfiava e l'aria ci passava dentro sempre più a fatica. Poi la trachea si chiuse e il suono cessò. Lui si dibatté per qualche secondo. Poi si irrigidì.
La figura incappucciata prese il cellulare. Era già sulla pagina del blog. Si vede che Renato lo aveva guardato poco tempo prima. Il commento che scrisse sotto all'ultimo post era di nuovo una sequenza di numeri:
2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
Cliccò su invio. Poi si tolse i guanti e il cappuccio, li ripose nello zainetto e si avviò verso il centro sociale.
Mentre si avvicinava all'edificio si accorse che avevano appena messo su un pezzo dei Sex Pistols.
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