VENTI

Non poteva essere quella, la soluzione, e lui avrebbe dovuto saperlo fin dall'inizio. Chiudendo il blog non aveva fatto altro che scappare, fare finta di niente, nascondere la testa sotto la sabbia: mentre invece avrebbe dovuto pensare, studiare, sforzarsi di capire. Per colpa della sua vigliaccheria, della sua smania di tirarsene fuori, era stata ammazzata una persona in più.
Lorenzo accese un'altra sigaretta, sdraiato sul letto. Era il momento di smetterla, di assumersi la responsabilità di quello che stava succedendo. Perché era sua, la responsabilità, che lo volesse o no. Erano i commentatori del suo blog, quelli che morivano uno dietro l'altro. Avrebbe potuto chiudere tutti i suoi account: Facebook, Twitter, perfino l'indirizzo e-mail. Avrebbe potuto abbandonare internet per sempre, evitare di toccare un computer per il resto dei suoi giorni, vivere fino alla vecchiaia senza cellulare, ma quel bastardo avrebbe continuato ad ammazzare e a fargli arrivare i nuovi numeri in qualche altro modo.
Magari mandandoglieli per posta, a casa.
Casa. La parola gli suonò improvvisamente strana, come se da un momento all'altro si fosse arricchita di chissà quale significato. Casa.
Lorenzo si bloccò come un robot al quale avessero tolto la batteria. Com'era possibile che non ci avesse pensato prima?
Si alzò di scatto, aprì l'armadio, prese la prima maglietta che gli capitò a tiro. Quel figlio di puttana aveva ammazzato quasi tutti quei poveri cristi dentro casa loro. Come aveva fatto? Gli pareva di ricordare che in alcuni casi la polizia avesse trovato dei segni di effrazione, ma pensandoci bene la cosa sembrava comunque singolare. Entrare cinque o sei volte di seguito a casa di estranei mentre quelli sono dentro, farlo in modo così silenzioso da riuscire a prenderli alla sprovvista, essere sicuri che fossero da soli... Insomma, non era una passeggiata di salute. Sfiorava l'inverosimile.
Magari li conosceva tutti. Magari quei disgraziati gli avevano aperto la porta come si fa con un amico, senza immaginare lontanamente la fine che avrebbero fatto. E magari lui, per confondere le acque, quei segni di scasso li aveva lasciati apposta, dopo aver consumato i delitti.
Doveva essere così. O perlomeno era una possibilità. E comunque valeva la pena di lavorarci.
Si infilò i jeans, andò nello studio, accese il computer.
Fino a quel momento si era scervellato sui numeri. Invece avrebbe dovuto lavorare sui commenti. Leggerli tutti, uno alla volta, perché il colpevole era nascosto là dentro, tra i commentatori.
L'assassino era uno di loro.
Se lo sentiva.

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