SEDICI

«Avanti, figlio di puttana, che aspetti?»
Il ragazzo era legato alla sedia con le mani dietro la schiena. La figura incappucciata era in piedi davanti a lui. Aveva un paio di guanti neri e stringeva tra le mani una pietra grossa come un melone.
«Tanto non ce l'hai, i coglioni per farlo. L'ho capito chi sei, cosa credi?»
Il ragazzo si chiamava Andrea Trulli e su internet era conosciuto come Trullix. Aveva solo diciassette anni, ma si era già guadagnato la fama di miglior troll della blogosfera.
Il suo passatempo preferito era quello di prendere di mira un blog, generalmente uno di quelli più letti, e poi iniziare a postare una serie di commenti indisponenti e fastidiosi. Gli altri lettori, naturalmente, gli rispondevano per le rime, e a quel punto lui rilanciava, replicando ad ognuno in modo tanto meticoloso quanto sgradevole; loro reagivano, lui rispondeva ancora e così via, finché l'intero blog non si trasformava in una specie di ring nel quale aveva luogo un colossale combattimento dialettico tra lui e tutti gli altri. Al proprietario, preso atto che la cosa non si smorzava, non restavano che due strade: iniziare a cancellare tutti i suoi interventi uno per uno -ed a quel punto Trullix ne scriveva uno ogni cinque minuti, costringendo il malcapitato a stazionare per intere giornate davanti al computer-, oppure decidere di iniziare a moderare i commenti, cioè prendersi la briga di leggerli uno per uno ed approvarli prima che fossero pubblicati.
«Un cagasotto, ecco cosa sei. Un cagasotto che se ne tornerà a casa a piangere dalla mamma».
La figura incappucciata iniziò a tremare. Il ragazzo aveva ragione: non aveva le palle per farlo. Non così. Le mani gli si fecero deboli, tanto che la pietra quasi gli cadde sul pavimento.
«Vattene, dai retta. Vattene via. Fai una figura migliore. Cazzone che non sei altro...»
«Zitto, perdio. Stai zitto o ti ammazzo».
«Mi ammazzi? Ah ah ah! Ma se è dieci minuti che ci provi, imbecille...»
Il ragazzo aveva talento, questo era fuori discussione. Lo guardava negli occhi, attraverso i buchi nel cappuccio, e il suo sguardo era penetrante come una lama. La figura incappucciata penso che uno così avrebbe potuto convincere chiunque. Non era una questione di età, ma una cosa che aveva a che fare col carattere, con la personalità. Il tremore si fece più forte. Non ce l'avrebbe mai fatta.
Alla fine, invece, fu proprio una questione di età. Il ragazzo era giovane. Non gli bastò salvarsi. Volle strafare.
«Che poi, se sei quello che dico io, sai cosa si dice in giro? Si dice che la tua donna lo prenda nel culo da mezzo quartiere...»
«Non ti permettere...»
«...e che tu lo sai, e non dici niente perché sei una mezza calzetta. Non è vero, che è così?»
«Ti ho detto smettila...»
La rabbia iniziò a montare e a prendere il posto della paura. Le mani diventarono più salde. Sotto il cappuccio la mandibola si contrasse, i denti si strinsero.
«E dicono che urli come una gallina, quella troia, lo sai? Sai chi me l'ha detto?»
«Ti conviene smetterla, stronzetto...»
«E se non la smetto? Che fai, se non la smetto? Mi fai la bua, senzacoglioni che non sei altro?»
«Io ti...»
«...tu fai pippa, ecco cosa fai. Che poi è quello che fai sempre. Mi sa che domani una bottarella gliela do pure io, perché dicono che è proprio una bella scopata...»
Il livello di guardia era stato superato. La figura incappucciata alzò la pietra sopra la testa e la sbattè sulla faccia del ragazzo con tutta la forza che aveva. Qualcosa gli schizzò in faccia. Qualcosa di bianco. Schegge di denti, forse. Il ragazzo emise un suono buffissimo, a metà tra un rantolo e una risata.
La figura incappucciata colpì ancora una, due, dieci volte, finché la faccia del ragazzo si trasformò in una maschera di sangue e carne.
A quel punto il tremore ricominciò. Sforzandosi di non vomitare fece quattro passi fino al computer, entrò nel blog, cliccò sul tasto dei nuovi commenti. Scrisse la sequenza che aveva imparato a memoria e aggiunse la nuova riga.
2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
5 - 2 - 31 - 74 – 7
9 - 13 - 5 - 66 – 12
2 - 3 - 17 - 74 - 2
Prima di confermare l'invio ebbe la lucidità per pensare se fosse il caso di cancellare la sequenza precedente.
Poi ricordò il discorso della farfalla e dell'incidente d'auto.
Forse era davvero giusto così.

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