SEI

Lorenzo tornò dalla questura più confuso che persuaso.
Il commissario lo aveva fatto sedere, gli aveva offerto una sigaretta e poi gli aveva spiegato che per i due delitti erano state arrestate due persone diverse.
Il primo si chiamava Donato Rebocchi, era un attivista ultracattolico ed era stato denunciato da una telefonata anonima che invitava la polizia a controllare la sua camera da letto.
Lui aveva fatto entrare gli agenti, li aveva invitati ad accomodarsi, aveva preparato un caffè e aveva acconsentito senza problemi -«chi ha Cristo dalla sua parte non ha niente da nascondere», era stata la sua risposta- quando loro gli avevano chiesto di dare un'occhiata in giro.
La perquisizione non era stata una cosa lunga. Nell’armadio, infilata tra due coperte, c'era una busta di plastica con dentro un rasoio incrostato di sangue secco. Era bastata una mezza giornata per accertare che quei residui organici appartenevano a Fabrizio Gescati, meglio conosciuto su internet come ZorroWeb. In quel momento Rebocchi era a Regina Coeli, e la procura indagava per accertare movente e riscontri.
«Certo che lo conoscevo, quel Donato. Cioè, lo conoscevo su internet, non di persona. Era uno dei commentatori più accaniti quando si parlava di aborto, di contraccezione, insomma di quei temi là».
«...e lui, evidentemente, a un certo punto ha deciso di passare dalla teoria alla prassi. Di punirla, diciamo così, in quel modo... Di renderla partecipe di un delitto vero, tale e quale a quelli che lei, secondo lui, sosteneva con quello che scriveva...»
Il secondo arrestato rispondeva al nome di Piero Pieri, quarantaquattro anni, impiegato con mansioni amministrative in un’impresa di pulizie. Single, vita piatta, molte ore passate sui siti internet che offrivano incontri e sulle chat line.
Esaminando il computer di Giovanna Bianchi, la seconda vittima, la polizia aveva scoperto che i due si erano conosciuti su Skype qualche settimana prima, e che avevano un appuntamento al buio a casa di lei, guarda caso, proprio la sera del delitto. Così lo avevano fermato, avevano fatto un paio di domande in giro e avevano trovato un'inquilina del palazzo disposta a giurare sui suoi nipoti di averlo visto entrare, ed anzi di avergli perfino tenuto aperto il portone e di aver scambiato due parole con lui, esattamente nella fascia oraria in cui Giovanna era stata ammazzata.
Pieri sosteneva di aver suonato invano per cinque minuti buoni alla porta della vittima, di non aver ricevuto alcuna risposta e di essersene tornato a casa.
Adesso era a Rebibbia, e anche per lui erano in corso gli accertamenti di rito.
«SweetGiovy, la commentatrice più logorroica del web...»
«Come dice, scusi?»
«Niente... mi lasciava sul blog dei commenti lunghissimi e articolati. Era una di quelle che si appassionava nelle discussioni. Mi perdoni, commissario, ma questa faccenda per me è un incubo, capirà...»
«Posso immaginare, e mi dispiace molto. Se la può consolare, però, credo che siamo arrivati alla fine».
Il commissario gli spiegò che tecnicamente il meccanismo si chiamava "emulazione": un pazzo scatenato ammazza un tizio e poi scrive su un blog che il tizio in questione seguiva abitualmente una sequenza di numeri, che magari nella sua testa significa pure qualche cosa; a quel punto un altro svalvolato legge la notizia sul giornale, decide che l'idea gli piace, fa un giro su quel blog, sceglie la prima commentatrice disgraziata che gli capita a tiro, la fa secca e manda anche lui un messaggio tale e quale a quello dell’altro, aggiungendoci una sequenza di numeri a caso per sentirsi partecipe dell'enigma.
«Ecco, l’enigma. Più penso a quei numeri e meno ne vengo a capo».
«Dia retta, avvocato: qualunque cosa volesse dire il primo assassino, scervellarsi non serve più a niente. Bisogna solo sperare che a nessun altro venga l'alzata d'ingegno di proseguire l’impresa».
«Un altro... Com’è che l’ha chiamato?»
«Emulatore».
«Ecco, sì. Un altro emulatore, dice?»
«Sì. Ma io starei tranquillo. Una volta arrestati i primi due è molto improbabile che ne venga fuori un terzo. Sa, è una questione di statistiche».

Due, sei, quindici, sessantasette, quattro. Ah ah, scemo.
Sei, nove, nove, uno, diciotto. Non ha capito un cazzo, il fenomeno.
Tre, undici, ventiquattro, quarantasette, due. Li sapeva a memoria, impossibile sbagliare.
L'imbecille dell'appuntamento era stato un colpo di fortuna mica da ridere.
Ma la fortuna aiuta gli audaci, no?
Ripassò mentalmente la puntata successiva: quella sarebbe stata ancora più divertente.
Oh, sì, da farsela sotto.

Lorenzo girò la chiave nella toppa, aprì la porta e senti la voce di Federica che veniva dalla stanza accanto.
«Amore, sei tu? Com'è andata?»
Gli suonava strano, sentirsi chiamare amore da lei, la sua migliore amica fin dai tempi del liceo.
Eppure gli piaceva. Lo rassicurava. In qualche modo gli sembrava il punto di arrivo di una vita sentimentale che era stata sempre un casino.
«Un sacco di novità, ora ti dico tutto».
Lorenzo si tolse la giacca, la buttò sulla poltrona e imboccò il corridoio.
Quando arrivò in camera da letto trovò Federica che lo aspettava davanti alla porta.
Era nuda.
«Dai, raccontami».
«Fede...»
«Ok, magari tra un po'».

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