DICIASSETTE

Lorenzo era alla tastiera da più di un'ora e aveva scritto sì e no una trentina di parole.

"Quando ho aperto questo blog, sette anni fa, non avrei mai immaginato che potesse diventare quello che è ora. Non pensavo neppure che qualcuno lo avrebbe letto, per la verità".

Le parole gli venivano fuori dalle dite stentate, faticose. Era sempre così, quando scriveva qualcosa di cui non era del tutto convinto. Normalmente in quei casi lasciava perdere il post. Ma stavolta era diverso. Stavolta non c'era scelta.

"E' diventato un posto terribile, questo blog. Un posto che qualcuno ha deciso di usare per mettere in vetrina la sua follia. Un posto che in qualche modo è servito per ammazzare degli esseri umani".

«Non è colpa tua». Federica glielo andava ripetendo da giorni. «Non puoi prenderti sulle spalle tutte le colpe del mondo». Era facile a dirsi. Ma convincersene era un altro paio di maniche. Lei non sapeva cosa si provasse a lavarsi i denti, spegnere le luci, andare a letto e non riuscire a dormire, perché davanti al monitor c'era una sfilza di numeri nuovi di zecca in agguato, pronta a spuntare fuori da un momento all'altro per annunciare altro sangue, altre viscere, altro orrore, altri morti. Praticamente non dormiva da giorni, e nei rari momenti in cui si assopiva faceva dei sogni terrificanti. Aveva smesso di mangiare. Beveva un numero indefinito di caffè e fumava due pacchetti abbondanti di sigarette al giorno. L'unico pensiero razionale che gli restava era far cessare quel delirio, in un modo o nell'altro.

"Forse se chiudo il blog questa follia non avrà più alcuna ragione di essere. Forse se ammetto pubblicamente di avere perso tutto questo finirà".

«Non servirà a niente», gli aveva detto Mario. «Dai retta: lo fai incazzare e basta. Sarebbe troppo facile, così. Troverà un altro modo per andare avanti».
Ma lui sentiva di doverlo fare. Semplicemente, non sopportava più quella tensione. Ancora qualche giorno e si sarebbe spezzato come un ramoscello. Crac.

"Ebbene, ho perso. Bisogna saperlo ammettere, quando si perde. Chiunque sia il fenomeno che ha avuto l'alzata d'ingegno di montare questo orrore, sappia che ha vinto lui. Su tutta la linea".

Scrivere quattro parole in croce non era mai stato così difficile. Neanche alle elementari, quando doveva mettere insieme dieci pensierini e gli veniva il vuoto in testa e il foglio bianco lo paralizzava l’unico concetto compiuto che riusciva a elaborare era "Il limone è aspro".

"Questo blog chiude qua. Ho già disattivato i commenti. Mi scuso con tutti quelli che ho deluso. Ma sono quello che sono. Niente di più".

Accese un'altra sigaretta, aspirò, provò un vago senso di nausea. Guardò il monitor, rilesse e pensò che non c'era una sola parola che lo convincesse.
Ebbe la tentazione di cancellare tutto, ma durò un attimo.
Scosse la testa, prese un'altra boccata.
Poi cliccò su "pubblica".

  1. A volte la realtà supera la fantasia (ma per fortuna c'è stato il lieto fine): http://www.daveblog.net/2011/07/21/tutto_e_bene_1.html

    gravatar Comment by Davide Andriolo @ 21 luglio 2011 alle ore 02:35      

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