TREDICI

«Cosa devo fare con lei?»
«Mi perdoni, commissario, ma non credo di capire».
«Ah, no? Be', glielo spiego subito. Abbiamo un'evirazione, una ammazzata a martellate, un avvelenamento col curaro e un tizio a cui hanno trapanato il cranio con un Black & Decker...»
«E io cosa...»
«Aspetti, aspetti, non ho mica finito. Tutti e quattro sono assidui lettori di un blob, un blog, insomma ci siamo capiti, che incidentalmente è il suo, e come se non bastasse l'assassino le manda degli indizi sotto forma di codici numerici che lei sostiene di non saper interpretare. Ecco, ora le ripeto la domanda: cosa devo fare con lei?»
«Be', credermi, suppongo. Pensa che se c'entrassi qualcosa con questa storia avrei messo in piedi tutto 'sto casino? Per fare cosa? Per darmi la zappa sui piedi da solo?»
«Intendiamoci: io non penso affatto che lei c'entri qualcosa. Non conoscerò internet, ma questo non significa che sia uno scemo. Però, nei limiti del possibile, noi ci aspettiamo che lei ci dia una mano».
«E come?»
«Con quei numeri, per esempio».
«Ma io non ho idea...»
«Noi sì. Cioè, no, ma perlomeno crediamo di aver capito il meccanismo».
«Vale a dire?»
«Allora, dopo il primo omicidio l'assassino manda due sequenze di numeri, una dietro l'altra. Ci siamo?»
«Sì».
«Ma dal secondo in poi ne aggiunge una sola alla volta. Perché, secondo lei?»
«Effettivamente ci ho pensato anch'io, ma...»
«Glielo dico io: ogni sequenza di numeri rappresenta un delitto. La prima volta l'assassino ne manda due: quello che ha appena commesso...»
«...e quello successivo...»
«Bravissimo. Infatti dal secondo in poi viene aggiunta solo una stringa...»
«...che è l’indizio per la prossima volta...»
«Vede? Era semplice. Ora, questo implica logicamente...»
«...che abbiamo la possibilità di fermarlo...»
«...a patto che riusciamo a interpretare i numeri, ovviamente».
«Lei mi scarica addosso una bella responsabilità».
«Io? No, non io. E' quello che il nostro amico vuole da lei. Metterla in difficoltà. Farla sentire in colpa».
«E i due che avete arrestato?»
«Rilasciati. Niente prove».
«E' un sollievo...»
«Sì, anche grazie alla sua bravata con la serratura di quel... di quel Rebocchi».
«Ah, lo sa?»
«Certo che lo so. Il fratello è venuto da me e mi ha raccontato tutto, noi abbiamo fatto i rilievi ed effettivamente la sua porta era stata aperta da qualcuno».
«Be', in tal caso...»
«In tal caso niente. Abbiamo incrociato le testimonianze: al momento del delitto non poteva essere a casa di quel Zorro, là. La serratura, da sola, non sarebbe stata sufficiente a scarcerarlo. Dia retta a me: non si improvvisi detective. Funziona solo nei film. Guardi che in giro c’è uno pericoloso, e anche parecchio».
«Ma sa com'è...»
«Lo so, com'è. Mi creda, lo so benissimo. Pero, per piacere, lei si concentri su quei numeri. 5 - 2 - 31 - 74 - 7. Le dice niente? Be', si faccia venire in mente qualcosa, perché dentro quei numeri c’è la prossima vittima. Il resto, se non le dispiace, lo lasci fare a noi».

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