VENTUNO
Jacopo Mazzini, meglio noto sulla rete come "DragonFly", era a torso nudo, imbavagliato e legato mani e piedi ad una sedia piazzata nel centro esatto del suo salone. Il sangue che gli era venuto fuori dalla faccia e dal torace gli aveva inzuppato i pantaloni e poi aveva iniziato a gocciolare per terra, formando una specie di rigagnolo sulla gamba sinistra e finendo in una pozza in mezzo ai piedi.
Immaginava che con lui sarebbe stata dura, ma non fino a questo punto. Per farsi dare la password del suo account aveva dovuto torturarlo minuziosamente per due ore buone, e lui non avrebbe comunque parlato se non l'avesse minacciato di cavargli gli occhi con la punta del coltello.
Il che era seccante. Tanto seccante che in onore di un duro del genere valeva la pena di cambiare un tantino il piano originario.
La figura incappucciata tirò fuori dalla borsa una siringa, estrasse il cappuccio di plastica che copriva l'ago, lo posò sul tavolo accanto a sé e cercò di scandire le parole più che poteva:
«La vedi, questa?»
«Mhpfffhhhh...»
«Ok, lasciamo stare, tanto non ti si capisce. In questa siringa c’è una dose di fentanyl. Tu lo sai cos’è il fentanyl, vero?»
«Hmmmn Hmppdhhhhh...»
«Bravo. Un oppioide. Del resto fai il medico, o sbaglio? Allora, sai perché me l’ero portato dietro, questo oppioide?»
Dragonfly fece segno di no con la testa, ma la figura incappucciata ebbe l'impressione che mentisse, che volesse semplicemente allontanare il terribile pensiero che gli era affiorato.
«Me l'ero portato dietro perché la morte che ti è stata riservata è particolarmente dolorosa, Jacopo».
«Mhfpffffhfffhhhhhhhiiihhh...»
«Shhh, zitto, zitto, tanto nessuno ti sente. Come ti dicevo me l'ero portato dietro, il fentanyl, per addormentarti prima di farti fuori. Però, siccome mi hai fatto davvero incazzare, adesso lo rimetto dov'era».
La figura incappucciata prese il cappuccio di plastica e lo rimise sull'ago; poi, con esasperante lentezza, ripose la siringa nella borsa. Si girò, guardò l’uomo legato alla sedia e notò con una certa sorpresa che pareva rilassato, come se improvvisamente le forze gli fossero venute meno e si fosse completamente svuotato. Sorrise sotto il cappuccio.
«Allora, eroe del cazzo, dov'eravamo rimasti?»
«Fammi capire, mi stai chiedendo di aiutarti a leggere cinquantamila commenti?»
«Più o meno sì».
«Il che, immaginando una lunghezza media di duecento battute a commento -e la sto facendo facile- vorrebbe dire una cosa come dieci milioni di battute. No, dico, tu ti rendi conto?»
«Mario, ho bisogno di aiuto. Se vuoi darmelo bene, altrimenti faccio da solo. Non credo ci siano altre strade».
«Stop, fermo là. Non ti sto dicendo che non voglio aiutarti: però, cazzo, vogliamo stabilirlo un ordine di priorità? Che ne so, solo i commenti più lunghi di un tot, oppure solo i post in cui si è scatenato un dibattito tanto acceso da giustificare che uno si prenda la briga di iniziare ad andarsene in giro ad ammazzare la gente, che ne so...»
«Questo è un pazzo, Mario. E i pazzi agiscono secondo una logica che non è né la mia né la tua».
«Sono d’accordo. Quindi?»
«Quindi adesso te lo propongo io, un criterio».
«Sentiamo».
«Tu inizi a leggere partendo dal primo commento, io a ritroso dall'ultimo e ci incontriamo nel mezzo».
Andò al computer e digitò l'indirizzo del blog. Il cazzone aveva ricominciato a scrivere. Molto bene. Scrisse nel box dei commenti la sequenza dei numeri. Stavolta c'era qualcosa di diverso. Oh, sì che c’era.
2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
5 - 2 - 31 - 74 - 7
9 - 13 - 5 - 66 - 12
2 - 3 - 17 - 74 - 2
4 - 12 - 3 - 2 - 5
3 - 8 - 28 - 56 - ?
Lasciò la finestra aperta senza inviare il commento. Si alzò dalla sedia, aprì il borsone, ne tirò fuori una piccola tanica. Quando tolse il tappo l'odore di benzina iniziò a spandersi per la stanza. Dragonfly ormai era come un sacco vuoto. Non provò ad emettere un gemito neanche quando il liquido gli venne sparso sulla testa, sul torace, sulle gambe.
La figura incappucciata ripose la tanica nella borsa, tirò fuori dalla tasca i cerini, ne accese uno, lo gettò addosso all’uomo.
Mentre le fiamme iniziavano a divampare tornò al computer e cliccò su OK.
Poi si diresse con calma verso la porta.
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