VENTINOVE

«Non lo farai più, vero? Non mi farai arrabbiare? Perchè la storia non è finita, e a me non piace lasciare le storie a metà».
Lorenzo era caduto dalla sedia, tenendosi la gamba con entrambe le mani. Gli veniva da vomitare. Federica sorrise e ricominciò a parlare.
«Per esempio, non mi chiedi chi è qualcuno e chi è qualcun altro?»
Lorenzo la guardò. Non rispose.
«Ok. Sei noioso oggi, però. Allora, qualcuno è indovina chi? Il tuo amico Mario, ovviamente!»
«Cosa?»
«Eh, cosa, cosa... Vedi che la voce ti torna, quando vuoi? Abbiamo organizzato tutto insieme, Mario ed io. Perché lui non è un bacchettone come te. Gli piace divertirsi, a lui. Poi abbiamo tirato a sorte. Con una moneta da cento lire, pensa. Per stabilire chi di noi due sarebbe rimasto vivo. E sai cosa?»
Lorenzo ebbe un singulto. Vomitò per terra. Federica sparò di nuovo, mirando all'altra gamba. Il ginocchio sinistro fece un salto all'indietro, piegandosi in una posizione innaturale. Federica ricominciò a parlare come se niente fosse.
«Dicevo: sai cosa? Sono uscita io, pensa! Io, che sarei qualcun altro, evidentemente. E mi è toccato tagliargli la gola prima che lui facesse fuori me. Tutto per avere la soddisfazione di esserti accanto in questo momento, amore mio».
Lorenzo aveva la vista annebbiata. Provò a tirarsi su, ma tutto quello che ottenne fu di spostare le gambe in una posizione ancora più dolorosa. Gli sfuggì un gemito, mentre il sangue si allargava in una pozza scura sul pavimento. Federica si alzò e andò verso il computer.
«E adesso, amore mio, il gran finale»

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