UNDICI

«Eppure io te l'avevo detto, che non dovevi farlo».
«Gesù, quanto rompi... Ormai l'ho fatto. E poi non vedo quale sia il problema...»
«Ah, non lo vedi? Allora te lo dico io, dov'è il problema: il problema è che adesso quello è fuori, ecco dov'è il problema...»
«Appunto. E' fuori. Cioè dove sarebbe rimasto fin dall'inizio se non l'avessi fatto. Quindi...»
L'uomo e la donna camminavano uno vicino all'altro, con le mani in tasca, guardando davanti a sé.
Lui era nervoso, muoveva gli occhi in tutte le direzioni come per controllare che nessuno potesse sentirli. Lei, invece, pareva più rilassata. La strada era deserta, a quell'ora di notte.
«Certo, come no. Con il piccolo particolare che adesso c'è qualche persona in più che si è accorta di questa storia...»
«Be', è quello che volevamo, no? Cioè, lo spirito era questo...»
«Lo spirito è che si deve arrivare alla fine. Questo è lo spirito. E' sempre stato questo».
«Nervoso?»
«Falla finita».
«Paura che tutto si interrompa, eh? Magari appena dopo che...»
«Zitta! Non dirlo neanche per scherzo!»
«Eh, eh, ti ho visto, mascherina...»
«Piantala, ho detto! Parli bene, tu...»
«Non ci provare. Non parlo né bene ne male. Parlo da dove sono. Al posto mio anche tu parleresti così».
«Sì, ma io non sono al posto tuo...»
«I patti erano chiari, o sbaglio?»
«Sì. Però io l'ho sempre presa sul serio, e invece tu...»
«Invece io no. E sai perché? perché è uno scherzo. Questo era lo spirito, ricordi? Uno scherzo».
«Sì. Ma uno scherzo serio, però».
«Può essere. Ma tu lo sapevi fin dall'inizio».

«Ok, ricominciamo. Proviamo a mettere le sequenze in verticale».
«La prima colonna è due, sei, tre uno; la seconda sei nove, undici, uno; la terza... No, non ha senso neanche così...»
«Eppure ci dev'essere una logica».
Mario e Lorenzo erano seduti alla scrivania, uno di fronte all'altro. Si erano armati di una risma di fogli bianchi, di due matite e di una bottiglia di rum. Erano là da qualche ora, e Lorenzo iniziava ad accusare la stanchezza.
«Magari in diagonale...»
«Ma quale diagonale, Mario? E poi, anche se ci trovassimo una logica aritmetica, che cazzo riusciremmo a sapere?»
«Ah, questo non lo so. Ma intanto una logica la cercherei. Così a casaccio è ancora peggio...»
«Supponi che invece i numeri rappresentino qualcos'altro... Che ne so, come delle coordinate...»
«Mmm delle coordinate spaziali...»
«No. Magari non delle coordinate geografiche. Però delle coordinate di qualcosa...»
«Tipo un libro?»
«Ecco, sì. Tipo un libro. O un'altra cosa del genere...»
«Non lo so... Fammi pensare...»
In quel momento il cellulare di Lorenzo vibrò. Lui guardò l'orologio: erano le quattro e mezza di notte. Federica.
«Amore, che succede?»
«Niente. Ma non vieni a casa?»
«Tra un pochino. Io e Mario stiamo ancora cercando di decifrare quei messaggi».
«Mmm. Volevo aspettarti sveglia, ma casco dal sonno...»
«Certo che caschi dal sonno, guarda che ore sono. Dai, vai a letto, io tra poco arrivo».
«Senti, Lore', io non ce la faccio ad addormentarmi senza dirtelo...»
«Dirmi cosa?»
«No, dai, non al telefono...»
«Fede, si può sapere che succede? Così va a finire che mi preoccupo...»
«Ah ah. Lo sapevo che ti avrebbe preoccupato...»
«Ma che...»
«Ricordi il mio ritardo? Be', stasera dopo cena ho fatto il test...»
«Cioè, il test di...»
«...di gravidanza. Volevo aspettarti sveglia per dirti che sono incinta».

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