DICIANNOVE

La figura incappucciata parlava lentamente, con un tono di voce appena percettibile.
L'uomo era in piedi davanti a lei, in mutande e calzini. Sembrava paralizzato dal terrore.
«Ascolta, Bud: adesso ti faccio una proposta, e mi sa tanto che ti conviene accettarla».
Nella mano destra teneva il taser, puntato sulla pancia flaccida dell'uomo. Con la sinistra iniziò a frugarsi nella tasca dell'impermeabile.
«Sai cosa sto per fare? Sto per tramortirti con questo aggeggio. Poi ti prendo, ti lego, ti imbavaglio, ti metto nella vasca da bagno, aspetto che ti riprendi e inizio a scioglierti con l'acido. Un pezzetto di carne alla volta».
L'uomo emise un mugolio di disperazione. Le lacrime iniziarono a riempirgli gli occhi. Si chiamava Giampiero Buddico, ma sul web tutti lo conoscevano come Budweiser.
«Ti prego...»
«Giusto. Prega pure, e sarai esaudito. Se stai zitto e buono ti do la chiave per la salvezza. La proposta, ricordi?»
Tirò fuori la mano dalla tasca. Tra le dita guantate stringeva una lametta da barba.
«Eccola, la chiave per la salvezza. La vedi?»
«Io...»
«Tu, tu, tu. Smetti di parlare di te. Non sei tu il centro del mondo, Bud. Altrimenti il mondo ti verrebbe in soccorso. Che ne so, magari il pavimento mi inghiottirebbe. Invece al mondo non gliene frega un cazzo, di te».
«Io... Che vuoi che faccia?»
«Te lo spiego subito. Adesso vieni in bagno con me e ti ci metti da solo, nella vasca. Poi prendi questa lametta e ti tagli le vene dei polsi. Un bel lavoretto, due tagli belli profondi. E così ti risparmi l'acido».
«Ti prego...»
«Lo sai, Bud? Sei ripetitivo. Le tue preghiere sono state già esaudite. Accontentati».
L'uomo aprì la bocca come per urlare, ma sembrò che la voce non gli uscisse.
«Ah, un'altra cosa. Nell’improbabile ipotesi che a un pusillanime come te venisse l'alzata d'ingegno di mettersi a strillare, il copione sarebbe lo stesso che ti ho raccontato prima: taser, corde, vasca, acido. Che facciamo, andiamo di là?»
Giampiero aveva la faccia piena di lacrime, ormai. Erano scese lentamente dagli occhi, gli avevano riempito le guance paffute e adesso gli cascavano goccia a goccia dal mento.
«Non hai scelta, e lo sai. Dovresti ringraziarmi, per averti dato una possibilità. Dai retta, prenditela. L'acido brucia, cosa credi?»
Budweiser pensò che la figura incappucciata aveva ragione. Non sarebbe mai riuscito a reagire, anche volendo. Non ne era mai stato capace, neppure in circostanze ben più semplici di quella. Il suo destino era segnato. E forse era proprio così, che doveva andare a finire. Tirò su col naso, si asciugò il viso col dorso della mano, si schiarì la voce.
«Dammi quella lametta».

Un'ora dopo la figura incappucciata uscì dal bagno. Gli era stato accanto fino all'ultimo, quasi vegliandolo, mentre ammirava il colore del sangue che riempiva la vasca. Ora non restava che collegarsi a Facebook con l'account del vecchio Bud, fare un salto sul wall di Lorenzo e lasciare i numeri del giorno in bella vista. Ridacchiò. Il coglione aveva pensato di risolvere tutto chiudendo il blog. Certo, come no. Digitò le cifre velocemente. Doveva averle ripassate mentalmente centinaia di volte.

2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
5 - 2 - 31 - 74 - 7
9 - 13 - 5 - 66 - 12
2 - 3 - 17 - 74 - 2
4 - 12 - 3 - 2 - 5

Sorrise sotto il cappuccio. Quella era la parte più difficile. E adesso era fatta.

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