DODICI

Quella notte, mentre dormiva abbracciato a Federica, fece un altro sogno.
Camminava su un grande piazzale asfaltato, seguendo una striscia sottile disegnata per terra con il gesso, un po'come fanno i bambini quando giocano agli acrobati e fingono che sotto di loro ci sia il vuoto.
Non riusciva a smettere di seguirla, quella linea, perché per qualche motivo era convinto che alla fine avrebbe trovato la risposta a tutte le domande che l'avevano afflitto nelle ultime settimane.
Il pensiero lo rese improvvisamente felice, tanto che a un certo punto iniziò a ballare sopra la striscia, canticchiando e saltando da un piede all'altro come un orso ammaestrato. Dalla tasca dei pantaloni gli cadde una monetina, ma lui tirò dritto e non si fermò a raccoglierla: era troppo felice di quello che avrebbe visto una volta arrivato, per fermarsi adesso.
Iniziò a correre sulla linea bianca, e mentre correva anche il mistero dei numeri gli apparve chiaro. "Ma certo", pensò, "dev'essere così. Come ho fatto a non pensarci prima?". Poi sentì i muscoli delle gambe che si contraevano. La sua andatura diventò velocissima, il respiro gli si ingrossò e il sudore iniziò a scorrergli copiosamente sulla fronte, sul collo, sotto la camicia.
Fu quasi per caso che notò di aver appena sorpassato, nella sua corsa sfrenata, una monetina adagiata per terra accanto alla striscia di gesso.
Mentre si fermava sentì che la mente gli si confondeva all'improvviso, e quello che gli pareva di aver capito sui numeri gli sembrò di nuovo oscuro e incomprensibile.
"E' un cerchio", pensò. "Sto girando in cerchio".
Poi, subito dopo, si svegliò.

La figura incappucciata era pronta a tutto, ma non a quello. Eppure sin dall'inizio aveva messo nel conto che sarebbe potuto succedere, prima o poi. Però da lui non se lo sarebbe mai aspettato.
Fabio Tregli, meglio noto sul web come Fab3, era in piedi al centro della stanza, nudo. Era evidentemente ubriaco e con la mano destra si teneva una pistola infilata in bocca.
«Shhh th hvvhhchnh spphrh».
«No, che non spari. Vieni qua e dammela».
«Spphrh, sphtthnh thhtth…»
La figura incappucciata non colse l'ultima frase. Ma adesso la cosa importava poco. Si trattava di risolvere la faccenda, e alla svelta.
«Non puoi parlarmi con la pistola in bocca, Fab. Non capisco quello che dici. Dai, toglila e raccontami che succede».
«Chh vhhh chh shhcchhdhhh… Nhn vhlh… Nhhhhhh».
«Coraggio. E’ così che si comporta un uomo come te? Ti pare il modo?»
Fabio barcollò. Dagli occhi iniziarono a spuntargli le lacrime.
«Lasciamelo fare. Dai retta, è meglio così. Stai rendendo tutto più difficile».
Dalla bocca di Fabio iniziò a uscire un lamento trascinato, come il pianto di un bambino disperato perché ha appena capito che non partirà per il mare. Il rivolo di saliva che aveva iniziato a colargli lungo la canna della pistola era arrivato fino alla mano, e da là aveva formato un filo che si allungava in modo innaturale verso il pavimento.
Non c'era più tempo. Bisognava rischiare. La figura incappucciata aprì la borsa, tirò fuori il trapano e lo accese. Il ronzio riempì il silenzio della stanza.
«Non sparare, Fab. Non adesso. Tra poco sarà tutto finito».
Dalla bocca del ragazzo uscì una specie di urlo senza vocali. Barcollò di nuovo, il movimento gli fece spostare il braccio e la pistola gli si infilò nella gola. Ebbe un conato di vomito.
La figura incappucciata gli fu sopra in un attimo, gli puntò il trapano alla tempia, affondò.
Poi il sangue schizzò dappertutto.

Lorenzo vide il commento apparire in diretta.
Aveva cercato di riaddormentarsi, ma quel sogno l’aveva stranamente sconvolto.
Così aveva acceso il computer e aveva iniziato a girellare qua e là su internet, tanto per ammazzare l'ora e mezza che mancava fino alle sette.
Aprì la mail con un vago senso di apprensione. Fab3. Quello che gli aveva scritto il primo commento in assoluto, tanti anni fa. Uno dei più acuti, forse il più acuto di tutti. Una simpatica spina nel fianco che lo metteva costantemente in difficoltà con i suoi ragionamenti lucidi e cinici.
Stavolta, però, dal computer di Fab era uscita soltanto una sfilza di numeri.

2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
5 - 2 - 31 - 74 - 7

Tranne l'ultima riga, ormai Lorenzo li aveva imparati a memoria.

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