QUATTORDICI

Gaetano aveva studiato tutto nei minimi dettagli. Avrebbe funzionato. E così quel pezzo di merda avrebbe avuto quello che meritava. Gli veniva il sangue agli occhi solo a pensarci: lui, il suo miglior amico, che scopava con la sua ragazza da sei mesi. Come se niente fosse. Ogni volte che partiva i due stronzi si mandavano un sms, si incontravano a casa di lui e si saltavano addosso come due scimmie del cazzo. Due babbuini in calore. Alle sue spalle.
E poi, di punto in bianco, a lei era venuta la smania di confessare. Non ce la faceva a tenersi tutto dentro, aveva detto. Aveva sbagliato. Implorava il suo perdono. Era tutta colpa sua, di Luca. Era lui che l'aveva convinta. Era lui che l'aveva circuita. Era lui che l'aveva come avvelenata e lei non aveva saputo ribellarsi ma adesso basta, aveva capito, gli chiedeva scusa in ginocchio e lo implorava di restare con lei.
Gaetano aveva deciso di crederle. Contro ogni evidenza. Però sentiva che non ce l'avrebbe fatta a mandarla via così, a non vederla più. Ti credo, le aveva detto. Non ne parliamo più, è finita, dimenticata, sepolta per sempre.
Però lui, quel bastardo, l'avrebbe pagata. Oh, sì, l'avrebbe pagata cara.
Con Luca si conoscevano da vent'anni. Tranne il fatto che trombava con Agnese, sapeva tutto di lui. Tutto. I suoi gusti musicali, i piatti preferiti, le ambizioni professionali. Conosceva perfino la password della sua mail. E pure il blog che leggeva. Guarda caso, quel blog.
Quella sera sarebbe andato a fargli un'improvvisata.

«Mario?»
«Naaa, Mario no. Scusa, puoi chiamare un bambino Mario? Mario è un nome da grande. Sono tutti grandi, quelli che si chiamano Mario...»
«Certo, come no... E non sono mai stati bambini, vero?»
«No, mai. Tutti nati direttamente coi baffi e la valigetta...»
«Mah, a me piace...»
«E poi potrebbe pure essere femmina. Cioè, se fosse femmina Mario sarebbe un tantino esagerato, o sbaglio?»
Lorenzo e Federica erano sdraiati sul letto, nudi. Lei aveva la testa sulla spalla di lui. I capelli sciolti le cascavano sulle sue braccia. Lui la guardò e pensò che era bellissima. Si chiese come fosse stato possibile non accorgersene, per tutti quegli anni.
«Ci pensi che siamo qua a scegliere il nome di nostro figlio?»
«Ci penso sì...»
«Se te lo avessero raccontato tre mesi fa...»
«...mi sarei fatta una risata...»
«Una risata? Io me la sarei fatta addosso, a forza di ridere...»
«Apperò... Adesso invece non ridi più, eh?»
«No. Sai cosa?»
«Sì che lo so. Anch'io».

«Arrivo...»
Mentre si avviava verso la porta Luca si chiese chi potesse essere, a suonare a quell'ora. Magari quella del piano di sotto che voleva farsi una cannetta. Che detto per inciso ci aveva pure due belle tette e prima o poi poteva pure andare a finire che ci scappava qualcosina...
Quando aprì e vide Gaetano rimase interdetto.
«Ehi, che sorpresa, ma cosa...»
Lui fece un passo avanti, lo spinse dentro e gli piantò nella gola il coltello che aveva in mano.
Luca cascò per terra senza fare un fiato.
Gaetano si chiuse la porta alle spalle, delicatamente. Poi si diresse verso lo studiolo in cui Luca teneva i libri e la scrivania col computer. Lo trovò acceso. Si collegò al blog, cliccò sul box dei commenti, si loggò con la password dell'amico.
Poi tirò fuori dalla tasca il foglietto con i numeri che aveva appuntato. Quelli che aveva letto su quell'inchiesta del giornale. Che poi tutti avevano smentito, dicendo che se li erano inventati e quelli veri erano altri, ed anzi che tutta 'sta storia dei numeri era una bufala. Sì, come no. Li ricopiò accuratamente per non sbagliare, e alla fine aggiunse un'altra serie simile alle precedenti.

2 - 6 - 15 - 67 - 4
6 - 9 - 9 - 1 - 18
3 - 11 - 24 - 47 - 2
1 - 1 - 1 - 1 - 1
5 - 2 - 31 - 74 – 7
9 - 13 - 5 - 66 – 12

Ricontrollò un'ultima volta. Cliccò su ok.
Un altro dei delitti del serial killer.
Un altro povero commentatore di quel blog maledetto stroncato dal pazzo assassino.
Silenziosamente, tornò da dove era venuto.
Da quando aveva suonato al campanello erano passati meno di dieci minuti.

Leave a comment