VENTITRE
L'uomo e la donna erano seduti l'uno di fronte all'altra.
Lo scantinato era in penombra: la illuminava solo la luce fioca di una lampadina nuda su una parete. Poggiata sul tavolo, in mezzo ai due, c'era una monetina da cento lire. Roba che sembrava arrivare direttamente da un'altra epoca.
«E' arrivato il momento», disse lui.
«Paura?»
«Nessuna. E tu?»
«Nessuna? Stai tremando».
Aveva ragione. L'uomo si guardò la mano destra, che reggeva una sigaretta accesa, e si accorse di non riuscire a tenerla ferma.
«Testa, fuori io. Croce, fuori te», disse.
«O viceversa», rispose lei.
«Basta che lo decidiamo subito».
«Non ne puoi più...»
«E se anche fosse?»
«Come vuoi. Testa, fuori tu. Croce, fuori io».
«Sì, ma lanciala tu».
Lei fece segno di sì con la testa, prese la moneta tra l'indice e il pollice.
Poi la strinse nel pugno chiuso.
Lorenzo era esausto. Nei commenti c'erano un sacco di cose che avrebbero potuto essere interpretate come segnali di personalità disturbate. Parole taglienti. Frasi sibilline. Anche minacce, più o meno velate. Non si era mai accorto di quanta aggressività si annidasse là dentro, e vederla tutta insieme iniziava a scuoterlo. Impossibile trovare una traccia. Controllò la sequenza di numeri, l'ultima che aveva ricevuto. Il punto interrogativo. Si chiese ancora una volta cosa potesse significare. Ripeté mentalmente quello che si era detto decine di volte: ogni serie rappresenta un delitto, e ogni delitto si caratterizza per il luogo, l'arma, il movente, l'assassino, la vittima. Quel punto interrogativo potrebbe riferirsi al dove, oppure al come, o magari al perché. Ma sarebbero stati elementi trascurabili, per un pazzo come quello. Dettagli. La domanda aperta, ne era sicuro, doveva essere il chi. L'assassino gli aveva detto che non era sicuro dell'identità della vittima. Stavolta, a differenza delle altre, si trattava solo di aspettare.
La moneta cadde sul tavolo, rimbalzò girando su se stessa, si piegò su un lato.
Poi si fermò. Croce. L'uomo sorrise.
«Fuori te», disse.
«Io, fuori», gli fece eco lei.
«Mi spiace».
«Cazzate. Sei sollevato, invece».
«Io... Sì. Sollevato. Adesso...»
«Adesso scelgo io come uscire. Era il patto, ricordi?»
«Era il patto. Ricordo».
La donna si frugò nella tasca della giacca. Ne estrasse un coltello a serramanico. Lo aprì.
«Così, vuoi andartene?», fece lui. Pareva incredulo.
«No. Così te ne vai tu».
Fu un attimo. Lei si sporse in avanti. Gli infilò il coltello nella gola.
Mentre il sangue le schizzava addosso, pensò che lui si fidava, e lei l'aveva imbrogliato.
E che non si sentiva in colpa, neanche un po'.
A quando il ventiquattro??????
Comment by Luigi Visintin @ 2 gennaio 2012 alle ore 09:40